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in un mondo al contrario l'ultima rivoluzione sarà la normalità

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in un mondo al contrario l'ultima rivoluzione sarà la normalità

scheda 3 – l’ex alleato americano

La nuova America liberal

L’America atlantica è morta con la caduta del comunismo.

Con la fine della Guerra Fredda, il “Deep State” ha abbandonato gli schemi del potere indiretto scendendo in campo attraverso i suoi emissari, evidentemente ritenendo fosse maturo il tempo  per realizzare il progetto del potere globale attraverso la super-potenza USA.

Nel 1992, all’indomani del dissolvimento dell’Unione Sovietica,  il “New  York Times” pubblicava il documento “Defence Planning Guidance” redatto dall’allora Sottosegretario alla Difesa  Paul Wolfowitz, alto dirigente  del  Pentagono, che indicava le linee della politica estera dell’America.(1)   Vi si legge:

“Gli Usadevono dimostrare la leadership necessaria ad istituire e preservare un nuovo ordine”

“Dobbiamo mantenere attivi i meccanismi di  deterrenza che  impediscano a potenziali concorrenti anche soltanto di aspirare  ad un ampio ruolo regionale o globale”

Una lettura retrospettiva mostra che la pace seguita alla caduta del comunismo, non era gradita ad un’America siffatta, che invece di mantenere la pace ha cominciato a costruire conflitti,  a partire dalla guerra  contro l’Iraq, per proseguire con guerre civili pianificate in area  nordafricana e mediorientale (Primavere arabe) e asiatica ( paesi dell’ex Unione Sovietica) con il fine di abbattere vecchi equilibri e costruirne di nuovi, utili a sostenere una nuova  leadership mondiale americana.

Il politologo  francese Emmauel Todd,  2002:

 “Gli Stati Uniti stanno diventando un problema per il mondo. Eravamo piuttosto abituati a considerarli una soluzione. Garanti della libertà politica e dell’ordine economico per mezzo secolo, appaiono sempre  più, come un elemento di disturbo sulla scena internazionale, alimentando dove possono l’incertezza e i conflitti”. (2)

Il potere mondiale, a ogni costo

Zbignew Brzezinski,  primo direttore della Trilateral Commission, su mandato di David Rockefeller, precisò in quale regione del pianeta gli USA non avrebbero tollerato concorrenti: l’Eurasia, area continentale che in latitudine comprende Europa, Russia europea, Russia asiatica e, in longitudine, Cina e  Asia meridionale.

Il cuore del mondo. Scriveva  Brzezinski:

 “Gli USA sono oggi l’unica superpotenza globale e l’Eurasia è il terreno sul quale si giocherà il futuro del mondo. L’equilibrio delle forze che prevarrà su questo continente deciderà dunque il destino della supremazia americana e della sua missione storica”. (3)

“La capacità degli USA di esercitare un’effettiva supremazia  mondiale  dipenderà  pertanto  dal  modo  in  cui sapranno affrontare i complessi equilibri di forza nell’Eurasia, scongiurando soprattutto l’emergere di una potenza predominante e antagonista in questa regione”(4)        

“…impedire che la Russia divenga l’unica potenza egemone in questo spazio geopolitico”. (5)           

Per destabilizzare la Federazione Russa, l’amministrazione americana ha pianificato le “rivoluzioni colorate”attraverso i buoni uffici dell’ Open Society, la Ong fondata dall’oligarca miliardario George Soros, specializzata nelle pianificazioni di  rivoluzioni gradite al Dipartimento di Stato USA :  in Georgia nel 2003, una prima volta in Ucraina nel 2004, in Kirghizistan nel 2005, infine, sotto l’amministrazione Obama,  ancora in Ucraina  con i sanguinosi disordini del 2014.

George Soros, nel corso di un’intervista all’emittente televisiva americana CNN, ha apertamente rivendicato la paternità delle  sommosse in Ucraina che hanno portato alla caduta del presidente  filo-russo  e a tutto ciò che ne è seguito. (6)

Barack Obama e George Soros

L’eversione non è un “hobby”  dell’oligarca George Soros,  ma un ruolo istituzionale: Soros opera in sinergia col  NED (National Endowment for Democracy), Fondazione che il Congresso americano ha creato nel 1983 sotto l’amministrazione Reagan, per finanziare nel mondo opposizioni e dissensi, utili a sovvertire governi nemici e incardinare governi amici .

E’ superfluo precisare che la bontà o meno di iniziative come la pianificazione di rivoluzioni “utili”,  dipendono dalla natura  del governo in carica. Dunque, fino a che tali operazioni si applicavano a regimi comunisti, avevano una piena ragione di essere attuate, ma dopo la caduta dell’Unione Sovietica, il NED non solo non è stato sciolto, ma attraverso  Soros ha raddoppiato il suo impegno.

L’America dominata dal  Deep State (meccanismo che Donald Trump  ha spezzato) mirava ad un  governo “unico”del pianeta sotto il suo controllo,  e  con questo fine ha distrutto vecchi assetti geo-politici ritenuti non gestibili. Come i governi egiziano e tunisino i cui presidenti, rispettivamente  Mubarak e  Ben Alì, sono stato destituiti, o il regime libico il cui leader Ghedadfi è stato massacrato, nel tritacarne delle  “Primavere arabe”organizzate dall’amministrazione Obama.

Il Deep State  ha  pianificato anche altri eventi che, nella stessa logica, miravano a eliminare potenziali concorrente nello scenario di un nuovo oordine mondiale.

L’emigrazione di massa  è uno di questi eventi, l’Europa e uno dei  concorrenti.

Ora, nel “Dossier Deep State”,noi abbiamo preso atto che il globalismo liberal USA non nasce  con Obama,  che l’idea di un nuovo ordine mondiale appassionava i think tank massonici sin dall’inizio del 900. Tali centri di potere massonici stabilirono di liquidare  l’Europa, ancora troppo cristiana per i loro gusti e troppo potente, attraverso un’incontrollata migrazione arabo-africana di massa, pensata e codificata con largo anticipo sui tempi ufficiali.

Nel 1942 John Foster Dulles, direttore, tra altre innumerevoli cariche, della Fondazione Rockefeller, organizzò in Inghilterra un convegno del Federal Council of Churches (“Consiglio delle Chiese Protestanti” fondato a  Oxford  nel  1937) del quale Dulles era cofondatore e presidente. Il Federal Council teorizzava il mondialismo politico-religioso quale soluzione finale dei  problemi dell’umanità. 

Il quotidiano londinese Time, a pag. 44 del suo periodico settimanale, The Weekly Newsmagazine del 16 marzo 1942 (7) dava notizia del convegno, nel corso del quale furono dibattute  le strategie sociali e politiche da attuare dopo la guerra,  che Dulles dava già per vinta. Nella dichiarazione finale, la Commissione presieduta da Dulles fissò i punti indicati come condizioni necessarie per la pace (“requisite principles for peace“). Tra i dieci punti della dichiarazione, alcuni meritano  attenzione per la straordinaria attualità.

a) Un governo unico mondiale (a world government of delegated owers).

b) Una severa e immediata limitazione delle sovranità nazionali (Strong immediate limitations on national sovereignty).

c) Un sistema monetario unico (A universal system of money).

d) Libertà di immigrazione nel mondo intero (Worldwide freedom of immigration).

Note

1) Dagli atti della  conferenza “Espansionismo islamico ieri e oggi” tenuta dal Prof. Paolo Taufer, Rimini il 28 ottobre 2000. 8° Convegno di studi cattolici organizzato dal periodico “La Tradizione”.

2) Cfr. Emmanuel Todd “ Dopo l’impero – la dissoluzione dell’impero americano Marco Tropea Editore, Farigliano (CN) 2003, pag. 9.

3) Cfr. Zbigniew Brzezinski, “La Grande scacchiera”, ed.Longanesi 1998,  pag. 257.

4) Ibid., pag. 8. 

5) Ibid., pag.187.

6) Dall’intervista del 25 maggio 2014  a Fareed Zakaria della CNN, New York, 25 maggio 2014:  Well, I set up a foundation in Ukraine before Ukraine became independent of Russia. And the foundation has been functioning ever since and played an important part in events now. “Ho creato una fondazione in Ucraina prima che il paese diventasse indipendente dalla Russia. Questa fondazione ha continuato a operare e ha avuto un ruolo importante negli eventi recenti “.

7) http://www.sweetliberty.org/issues/hoax/time42.htm

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